I frutti di mare fanno bene o male? Ecco la verità

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Il cibo pescato viene spesso definito in maniera generica salutare, sopratutto quando si parla di pesce, ritenuto uno degli alimenti più completi in assoluto. La situazione relativa ai cosiddetti frutti di mare è sensibilmente diversa, ed abbracciando categorie di organismi molto diversi quindi è bene fare un certo distinguo.

Cosa sono i frutti di mare?

Con questo termine come detto si identificano un vari tipi di organismi invertebrati, a loro volta suddivisi in molluschi e crostacei, che si dividono ulteriormente in cefalopodi (polpi e seppie), bivalvi (cozze, vongole), mentre nella famiglia dei crostacei fanno parte aragoste e granchi vari.

Fanno bene alla salute?

Essendo il nostro paese una penisola, i frutti di mare sono largamente diffusi sulle zone costiere, dove fanno parte da secoli alla cultura delle diverse regioni: si può dire che tendenzialmente fanno bene, perchè di fronte ad un limitato contenuto calorico (in sostanza non fanno ingrassare) possiedono alti valori nutritivi come omega 3 e 6, sali minerali come zinco, magnesio, ferro, fosforo e calcio, oltre che grassi sani (definiti polinsaturi) e generalmente un alto apporto di sodio, visto che molti di questi organismi in natura hanno una funzione di “filtro”.
Quindi gli aspetti positivi nel mangiare i frutti di mare sono molti, anche se è opportuno ricordare che non bisogna abusarne, sopratutto da parte dei soggetti allergici per via di una vasta biodiversità (sconsigliato il consumo da parte di donne incinte, ad esempio), oltre ad essere poco consigliati per chi soffre di pressione particolarmente alta per il già citato apporto di sodio: un abuso di frutti di mare potrebbe portare a ipertensione ed ipercolesterolemia. Consigliate ridotte quantità consigliate anche per chi soffre di insufficienza renale.

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