Il dado da cucina fa male? Ecco la verità

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Particolarmente utilizzati nei mesi invernali, il dado da brodo è da anni al centro di numerosi dibattiti che hanno parzialmente contributo a renderlo meno apprezzato di un tempo principalmente per la composizione stessa, definita poco sana. Ma quanto c’è di vero?

Fa male?

Inventato dal Barone von Liebig a metà del 1800, il dado ha raggiunto la forma moderna nella seconda metà del 1900, ma in realtà quelli che consumiamo oggi sono decisamente meno “dannosi” rispetto a qualche decennio fa: è diminuito molto l’apporto di grassi, visto che non si utilizzano più strutto e il lardo, mentre il caratteristico sapore viene dato dal lievito.  Quello che “spaventa” il più delle volte è la presenza di glutammato che nonostante il nome “strano” è una sostanza presente in altri alimenti in natura, ad esempio nei pomodori. Nei dadi che paventano minore apporto di sale spesso viene utilizzata una quantità maggiore di glutammato che è meno dannoso in senso generale ma può portare a delle intolleranze alimentari presso una parte della popolazione. L’OMS dopo diversi studi non ha ritenuto questa sostanza dannosa in relazione alla quantità media che può assumere una persona.
Quello che è veramente dannoso del dado è l’apporto di sale, che spesso arriva a costituire la metà del prodotto totale: il sale contribuisce ad aumentare la pressione arteriosa e una porzione media di brodo contribuisce a dare più di metà dell’apporto di sale consigliato al giorno. Quindi in definitiva un consumo moderato non è particolarmente dannoso come spesso si sente dire.

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